Sapete qual è il più̀ grande ostacolo per la nostra carriera? Ciò́ che pensiamo di noi stesse.
Oggi con voi faccio outing: sono stata per anni vittima della Sindrome da Impostore.
Anni a lottare contro la volontà̀ di farlo e la certezza di non meritarlo. Ogni traguardo, ogni successo non era fonte di gioia e soddisfazione. Non era il mattoncino che contribuiva a rafforzare la mia autostima. Era un patimento. Spesso quei successi non li condividevo nemmeno. Anzi, me ne vergognavo. Ero certa di non meritarli.
Sindrome dell’impostore: ecco cos’è e le dritte per uscirne
La sindrome dell’impostore infatti mette profondamente in discussione le nostre qualità̀ e nasce proprio dall’idea che il nostro successo sia il risultato di situazioni favorevoli e non del nostro talento. Una convinzione che alimenta ansia e paura del fallimento.
Per quanto mi riguarda, confrontarmi poi con la digitalizzazione e i social ha complicato ulteriormente le cose: per anni sono stata convinta che là fuori ci fossero eserciti di persone più competenti, preparate e determinate di me. Una credenza limitante molto pericolosa, un ostacolo per la nostra carriera o la realizzazione di nuovi progetti.
Se siete portati a sminuire il vostro successo con frasi del tipo: “Potrebbe farlo chiunque”, forse soffrite anche voi della Sindrome da Impostore e questo potrebbe essere il motivo per cui non avete ancora spiccato il volo.
Sindrome dell’impostore: come se ne esce? Ecco cosa ha funzionato per me.
- Appena iniziate a sentire quella vocina, fermatela sul nascere e analizzate la situazione: spesso non avevamo tutte le competenze necessarie per risolvere quel problema o raggiungere quell’obiettivo, eppure ce l’abbiamo fatta.
- Cercate una persona di cui vi fidate e che vi faccia da specchio: poter contare su qualcuno che ci veda “dall’esterno” e che ci aiuti a dare il giusto peso ai nostri successi è determinante per non dubitare continuamente di noi.
- Datevi la possibilità di sbagliare in modo da considerare gli errori come parte del viaggio e non come una mancanza personale.
- Mettete in discussione i giudizi esterni: stabilite voi stessi i parametri di valutazione e gli standard delle vostre prestazioni.
Questo è stato uno degli scogli più grandi che ho dovuto superare per riuscire a credere in me stessa e nelle mie capacità.
Sapete qual’era la frase che mi ripetevo più spesso? “Ma chi sono io per poter fare questo?” Di qualsiasi cosa si trattasse, non ero mai abbastanza brava o mai all’altezza.
Ed è proprio perché so come ci si sente e quanto siano limitanti tante credenze e tante paure che ci portiamo dentro che ho fortemente voluto inserire nella mia Academy un percorso meraviglioso che ci faccia rafforzare le ali, ci dia qualche dritta di volo e una piccola cassetta degli attrezzi da utilizzare nei momenti di difficoltà.
L’ho chiamato Free2FLy: perché sono convinta che tutte noi abbiamo le capacità per spiccare il volo, basta solo lasciare a terra le zavorre. Scopri di più qui